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A FIANCO DELLE SEX WORKERS! Corteo-parata a Bologna 03/06/2023

Al fianco delle sex workers!

Il corteo di sabato è stato pieno di energie, contenuti che hanno dato voce allƏ sex worker e alleate.
Abbiamo scelto il corpo come mezzo, per esprimere il dissenso contro questo stato patriarcale e fascista che spinge ai margini chi non vuole omologarsi e criminalizza chi fa del suo corpo uno strumento di lotta ma anche un mezzo per lavorare.

“Sex work Is work!”

Ringraziamo lƏ compagnƏ per questi momenti bellissimi.

Durante il corteo abbiamo ballato a suon di tekno, e non solo, e siamo intevenutƏ per ribadire la reciprocità delle lotte alla repressione, a partire da quella contro chi organizza e partecipa attivamente ai rave, primo atto infame del Governo Meloni a fine 2022, e abbiamo distribuito una breve ma indicativa fanzine sul “CONSenSSO” – sesso con senso – consenso, a cura della campagna “sono dunque occupo spazio” che, come si evince dalla copertina (foto in galleria) tratta intrinsecamente di antiproibizionismo-sostanze-cura-chemsex, e difatti è stata distribuita e molto apprezzata anche in occasione dello storico trentennale del FrenchTek che ha visto 60mila persone radunarsi e ballare a Villegongis.

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Questo il nostro intervento durante il corteo:

“Smash Repression rappresenta una parte del movimento dei Free party italiano, ed è nato assieme ai movimenti sociali per contrastare la cosiddetta “legge anti-rave”. Questo è stato il primo atto dell’attuale governo neofascista che introduce una pena dai 3 ai 6 anni di reclusione per chi invade terreni o edifici per realizzare “raduni musicali” o altro tipo di intrattenimento. È per noi evidente la volontà di reprimere ancora di più ogni forma di organizzazione dal basso, di impedire qualsiasi tipo di socialità che non sia regolata dal mercato.
Oggi siamo in strada al fianco delle sex worker per rivendicare il diritto di usare il liberamente il proprio corpo.
La repressione, ogni giorno di più, ci impone una normalizzazione delle soggettività, per questo motivo, oggi vogliamo contestare, ogni tipo di repressione e stigma.
Per noi la musica e il ballo danno vita a rituali liberatori, sono un mezzo per esprimere il nostro dissenso al tempo scandito dal lavoro, farlo liberando spazi abbandonati, in mezzo alle rovine del capitalismo ha una valenza ben più che simbolica.

Il corpo è un mezzo che ci permette di esprimere cosa vogliamo o non vogliamo essere.
Rigettiamo la narrazione cattolica del corpo “sacro”, urlando che, usiamo i nostri corpi seguendo la passione e ne facciamo uno strumento di lotta. Allora scendiamo in strada perché chiunque si possa sentire liber di fare lavoro sessuale, ma anche di non farlo.

Ci sentiamo vicine e vicini, alleate e alleati di chi lotta contro la criminalizzazione e la stigmatizzazione del sex work. Rifiutiamo la narrazione dello stato e dei media per cui fenomeni certo reali, ma parziali, come lo sfruttamento del lavoro sessuale e la tratta vengono utilizzati per invisibilizzare, criminalizzare e razializzare chi invece compie una scelta libera e di autodeterminazione.
L’attuale legislazione e il contesto culturale e politico non concepiscano il sex work come e legittimo e sosteniamo chi oggi vuole cambiare questo stato di cose rivendicando libertà e diritti.
Fatti come l’aggressione della polizia alla donna trans a Milano di pochi giorni fa rendono evidente il contesto sociale e politico transfobico e razzista nel quale viviamo che dobbiamo combattere.

Da anni ormai viviamo nelle nostre città a processi di cambiamento violenti e imposti dall’alto di interi quartieri, con sgomberi di occupazioni abitative e sociali, rastrellamenti di strade, piazze e stazioni per allontanare sempre più dai centri urbani e di interesse speculativo quei corpi e quelle soggettività non addomesticate e fuori dalla norma e dalla morale fascista e patriarcale dello Stato.

I progetti di “riqualificazione” dei quartieri altro non fanno che reprimere la spontaneità di forme di socializzazione che nascono dal basso e allo stesso tempo rappresentano una minaccia per le lavoratrici di strada, costrette a dover cambiare postazione di lavoro perché la loro presenza è scomoda alle politiche del decoro.
Oggi siamo qui invece per dire che saremo una presenza sempre scomoda, non smetteremo di lottare usando il nostro corpo come un mezzo per contrastare la repressione del decoro che punta a volerci addomesticare.

Migranti, sex worker, occupanti di case e soggettività ribelli siamo tutte e tutti sotto attacco, pur nelle differenze dobbiamo compiere lo sforzo di riconoscerci e costruire percorsi di solidarietà e di lotta.
Intanto oggi urliamo assieme sex work is work, decriminalizzazione subito!”

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For more info sulla mobilitazione delle sex workers (e non solo), follow: Ombre Rosse fb

MIT

per approfondimento leggi anche:

              Lavoro sessuale tra capitalismo, 
                                                stato e patriarcato. 
              Forme di repressione e pratiche di ribellione