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“ASSALTO SONORO” – a tutto volume contro guerra e repressione! (20/12/2025)

da Autogestione Romagna: “Abbiamo deciso di far girare un po’ in anticipo il volantino che verrà distribuito e letto a Cesena alla Street Parade di sabato 20/12 di Assalto Sonoro.”

 

 

“ASSALTO SONORO”
a tutto volume contro guerra e repressione

Ancora una volta scendiamo in strada.
Riversiamo la nostra musica a tutto volume nelle vie di Cesena per scuotervi da questa consumistica atmosfera prenatalizia.
Mentre la gente si affretta all’acquisto degli ultimi regali, governi di qualsiasi orientamento politico disegnano una nuova economia di guerra, in cui la corsa all’accaparramento delle risorse per la produzione industriale e la difesa dei colossi finanziari e delle multinazionali del profitto diventano obiettivi prioritari, mettendo in ultimo piano la felicità e la salute delle persone. Mentre le luminarie di affollati negozi attirano clienti, nuove manovre di bilancio allineate ad interessi militari prendono forma, tra ingenti tagli a sanità pubblica e cultura, ricatti salariali, pressione fiscale, soglie di povertà ogni giorno più estese, e quando il malcontento generale dilaga la risposta degli Stati è un copione già scritto. Controllo sociale e repressione da un lato, attraverso legislazioni sempre più stringenti ed oppressive, ad arginare focolai di ribellione che possano contrastare le politiche di riarmo e lo scenario di conflitto permanente verso il quale ci stanno spingendo; disinformazione mediatica dall’altro, con la creazione sistematica di capri espiatori funzionali in grado di distogliere l’attenzione dai reali problemi.

In questa distorsione della realtà, in bilico tra la becera retorica nazionalista e la più sfacciata propaganda bellica, si genera terreno fertile per la crescita di entità riconducibili al neofascismo e al suprematismo.
Scendiamo in strada per risvegliarci da questo incubo ad occhi aperti!
Armiamoci di decibel, propositi e soprattutto azioni!
Per opporci all’economia di guerra, alle politiche di riarmo dell’Europa e della Nato e al pozzo senza fondo degli investimenti in ambito bellico che ne derivano.
Per non concedere spazio alcuno al rigurgito di ideologie autoritarie e apertamente razziste nei quartieri che attraversiamo. Per non permettere che la gente si abitui e normalizzi la presenza di un covo fascista nel centro della città, ricettacolo di indisturbate campagne d’odio fondate su deliranti programmi politici come quello della Remigrazione, ovvero la deportazione di massa per persone “non italiane” verso i paesi d’origine.
Per non lasciar passare ulteriori aggressioni a sfondo razziale e fascista (addirittura due negli ultimi mesi in pieno centro storico), perpetrate nell’indifferenza del qualunquismo perbenista quando non addirittura legittimate dalla mentalità territoriale e ostile che aleggia negli ultimi tempi a Cesena.
Balliamo col sorriso in volto, rivendicando giustizia in nome di tutti quei volti il cui sorriso è stato spento a colpi di manganelli.

In un paese in cui 1000 neo e vecchi fascisti in marcia a Predappio sfilano serenamente, scortati dalle forze dell’ordine in nome della propria “italianità”, mentre le lotte studentesche a sostegno della Palestina a Bologna vengono represse con le botte, infami e vigliacche, sequestri illegittimi e conseguenze legali basate su decreti legge che tentano di mettere a tacere ogni critica al modello di potere vigente. Con la lotta nel cuore e il suo ritmo nelle vene, urliamo per tutte le compagne e tutti i compagni che hanno subito e subiscono violenze fisiche e psicologiche in risposta al dissenso e all’amore per la vita e la libertá.
Contro chi continua “alla maniera coloniale” a tracciare confini con squadre, righelli e linee gialle, a tavolino, in nome di spietati interessi economici, fomentando guerre e genocidi.
Ancora una volta a sostegno del popolo palestinese, affamato e mutilato nella Striscia di Gaza, da parte dello Stato di Israele (con la complicità dell’Occidente), colpevole altresì di un lento stillicidio nei territori occupati da tempo, la “Cisgiordania”, in termini neocoloniali.

Al fianco di Anan, Ali e Mansour, accusati di terrorismo per aver preso parte alla resistenza palestinese e segregati nelle carceri italiane.
Contro chi si ostina a ridurre la pace ad una semplice equazione matematica, identificandola con il concetto di “non guerra”, ignorando le migliaia di vittime degli accordi di un Board of Peace presieduto da un garante per la pace, scampato Premio Nobel, che impone una “tutela internazionale” che tutto tutela fuorché la dignità del popolo palestinese e tenta di cancellarne la memoria.

Contro ogni nuova Nakba, gridiamo mettendoci la faccia, senza voltarci dall’altra parte, per non restare più a guardare.
Siamo qui, perchè invertire la rotta e direzionare la rabbia sociale verso i veri responsabili di questa condizione è un’esercizio collettivo al quale non vogliamo rinunciare…
Scateniamoci!

 

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