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10/02/2k24 Giornata Smash Repression @ Csoa Forte Prenestino (Roma)

AO’, SVEJAMOSE!

Non ti accorgi che ogni giorno che passa le nostre libertà e i nostri spazi di espressione vengono limitati sempre di più? La logica del Capitalismo, attraverso la Repressione, continua a stringersi attorno alle nostre vite e alle nostre soggettività non assoggettate alle regole del mercato, andando a colpire chiunque pratichi condotte non conformi al mercato liberale, criminalizzando lotte e ogni forma di dissenso. A più di un anno di distanza dall’entrata in vigore del decreto anti-rave, questo governo Fascista continua ad emanare leggi e decreti restrittivi, come il pacchetto sicurezza e il DDL eco-vandal*.

La loro risposte ai problemi è l’aumento delle pene e della repressione, senza mai affrontare la realtà dei fatti. E mentre lo stato elogia il decoro urbano e la sicurezza pubblica, nel mondo finanzia le guerre e volta le spalle al genocidio del popolo palestinese. Contro tutto questo è nato Smash Repression, una rete nazionale anti repressiva che mette assieme collettiv*, crew, spazi sociali, occupazioni e singol*. Ogni territorio ha lottato con pratiche differenti, quali street parade, TAZ e altre forme di protesta. Il 10 Febbraio dalle 15 ci vediamo a Roma nel centro sociale occupato autogestito Forte Prenestino per approfondire temi attraverso chiacchiere pubbliche, il ballare e il lottare insieme.

Invitiamo tutte le realtà militanti e singol* a partecipare ai tavoli tematici per parlare di:

– Riduzione del rischio, violenza di genere, inclusività e decostruzione dell’abilismo tramite pratiche condivise: La cura de* prossim* e l’inclusività sono elementi fondamentali in momenti autogestiti e di dissenso. Gli spazi safer li facciamo noi, con le nostre pratiche, senza lasciare nessun* indientro. Troppo spesso vediamo anche dentro i movimenti atteggiamenti violenti. Parliamone e agiamo!

Repressione, decreto anti-rave e pacchetti sicurezza: Siamo convint* della trasversalità delle lotte, la repressione ha spesso la stessa faccia. Troviamo metodi per difenderci insieme dai decreti restrittivi, Organizziamoci per resistere e cospirare insieme.

– Media e contro-informazione: La prima repressione che subiamo è quella della narrazione falsata che i media agiscono contro il dissenso e contro le minoranze. Vogliamo agire creando mezzi di informazione alternativi. Discutiamo delle alternative ai grandi media e ad un utilizzo corretto dei social e degli strumenti video in momenti di lotta e di massa. Il ricavato della giornata andrà a finanziare le prossime azioni ed iniziative di Smash Repression

Giro di vite, dall’anti-rave alla demonizzazione degli stupefacenti alla guida come dispositivi di controllo e irregimentazione

Appunti d’autunno 2023, ancor validi…

Con l’avvento del Governo Meloni e accoliti a Palazzo Chigi abbiamo “assistito” come primo show reazionario alla triste e becera iper-spettacolarizzazione del “Whichtek” a Modena, che ha fatto da apripista all’introduzione del disegno di legge “Anti-Rave”; questo, dopo qualche ritocco e qualche malumore sull’incostituzionalità del pacchetto, è poi divenuto legge a fine 2022. Il target, che inizialmente pareva colpire qualsiasi forma di raduno non autorizzato per questioni di “sicurezza pubblica”, è quantomai evidente: la demonizzazione dell’alterità e della non subalternità di forme di espressione non conformi alle direttive del potere, sia statale che locale, e non mercificabili. Nondimeno, quando si parla di contesti come i “rave” e i “freeparty”, l’accento sulla pubblica “sicurezza” e sul pubblico “decoro” cade sovente sulla libertà di circolazione e di uso di sostanze illecite, dinamiche pertanto soggette a sanzioni, perseguibili e punibili.

Il grado di perseguibilità che lo Stato nelle sue forme di rappresentanza applica di volta in volta discende non tanto dalla nocività presunta del consumo e delle sue forme di distribuzione, quanto dal contesto socio-culturale e dalle forme di consenso che vengono plasmate dalla e per la sfera pubblica.

Ci siamo trovati dopo il rave di Ferragosto del 2021 di Valentano a una spaventosa distorsione mediatica, come descrive benissimo il fumetto di Van San Nalsc, di demonizzazione a 360° a cui sono succedute diverse misure atte a serrare le fila della repressione contro questi raduni, con tanto di annunciazioni a mezzo stampa su “coordinamenti interforze anti-rave” tra prefetti e questure regionali, interventi polizieschi (Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna, Salento e via discorrendo), migliaia di fogli di via  comminati in occasione di diverse feste, minacce di applicazione di dispositivi come la sorveglianza speciale ad alcuni membri di crew che han portato avanti la pratica della riappropriazione di spazi dismessi da ormai generazioni.

 

 

 

Nondimeno, da due anni, l’accanimento della stampa non solo destrorsa ha portato a inflazionare il termine “rave” a tutte quelle forme di diversione giovanile riducibili a problema, o presunto tale, di ordine pubblico: così nel processo vorticoso che instilla una percezione differente dal significato terminologico antecedentemente datosi, è divenuto rave il bivaccare in un parco quanto ascoltare musica dal telefonino nelle piazze bevendo due birre, finanche a karaoke non autorizzati nei locali.

È attraverso questo humus allarmista (o meglio, una brodaglia) che si è arrivati al decreto anti-rave. E’ importante collocare bene questo avvenimento all’interno della digressione culturale e del restringimento progressivo delle libertà di espressione e di manifestazione all’interno del paese e più in generale nella Fortezza Europa: solo tra dieci e quindici anni fa le piazze dei principali centri urbani erano spazi fruibili alla sosta e all’interscambio tra persone senza limitazioni orarie, ora sono quasi attraversate costantemente più da pattuglie – non di rado da militari – che da persone, per dare una idea. In questo contesto il decreto anti-rave, che demonizza una modalità di incontro ed espressione già di per sé illegale e anti-autoritaria, è la cristallizzazione del termometro sociale riguardo a forme spontanee di alteritá e insubordinazione cosciente, frutto di un processo ultra-decennale.

L’ alteritá passa, indubbiamente, anche dalla libertà di assunzione e di sperimentazione individuale e in forma collettiva di sostanze, la cui illegalità è dettata non solo dall’inasprimento delle pene e dall’intensificazione della mano poliziesca, quanto e in misura abbastanza rilevante dall’installazione del clima fobico e della percezione di pericolosità per l’individuo proprietario nei territori in cui vive.

 

 

Non è forse questo il medesimo meccanismo delatorio visto anche durante le restrizioni del Covid, che ora si traduce nelle app di vicinato e nelle continue segnalazioni di giovani che spendono la loro.. giovanilità (passateci il termine) privati degli ultimi spazi ‘pubblici’ rimasti, comunque già ristretti e soffocati? Ecco qui che il ‘rave’, il suo anticonformismo e il suo divenire spazio pubblico temporaneo attraverso modalità di de-privatizzazione, diviene un mostro. Le tecniche di repressione e controllo a queste forme determinano anche il grado di irregimentazione sociale, e di affinamento di dispositivi securitari estensibili e adattabili. E fanno sponda sulla extra-mediatizzazione di fenomeni complessi e contraddittori quali quelli dello spaccio e del consumo. Non a caso si è visto, con l’insediamento di Meloni-Piantedosi una propaganda sempre più serrata contro le micro-criminalità, con controlli a tappeto nei quartieri a maggiore impatto dei principali centri-urbani; in questa modalità convivono sia l’irregimentazione psico-sociale del “cittadino”, che deve sentire la presenza poliziesca che lo circonda, e avvalersi di essa per il SUO “bene”, e il tracciamento delle persone che sfuggono alle logiche di mercato convenzionali, a partire da quello del lavoro e del consumo normato.

Questa volontà non velata di implementazione stringente del ruolo della Polizia nella vivibilità delle persone è oltremodo confermata dall’inasprimento sollecitato nel nuovo Codice della Strada proposto dall’attuale ministro delle Infrastrutture. Se gli aspetti sanzionatori sono il cuore di tale disegno, non si può non notare quanto ci si soffermi in particolare sulla demonizzazione e criminalizzazione ulteriore di chi verrebbe trovato alla guida sotto sostanze stupefacenti. Un asset proibizionista tout court cavalcato in pompa magna da Salvini in persona, che si innesta sul solco della “guerra agli indisciplinati”, e che sposta il focus mediatico più sulla presunzione di pericolosità di una persona sotto effetto di droghe che su altre dinamiche come gli stupri e gli incidenti dettati da alcol, per dirne due..

Lo si nota accendendo il TG nazionale, dove per settimane la propaganda proib. sta facendo doppia leva sulle dichiarazioni di Salvini da un lato, e dalle “incredibili” operazioni delle FdO con retate anti-spaccio, inflazionando anche qui lo spazio e il tempo di consumo delle notizie a prescindere dall’importanza effettiva che esse potrebbero avere in TG nazionali o regionali..

Riprendendo le puntuali osservazioni di fuoriluogo.it:

“Salvini vuole introdurre una presunzione di colpevolezza dei consumatori di sostanze, in un tentativo surrettizio di inasprimento della già severissima normativa sulle droghe.Tanta enfasi non trova giustificazione nei numeri, né tanto meno in un vuoto normativo. L’art. 187 del Cds prevede già l’arresto fino ad un anno, l’ammenda fino a 6000 euro e la sospensione della patente, ed il Codice penale considera le aggravanti nel caso di omicidio stradale. I numeri poi non permettono di annoverare il fenomeno fra le prime cause di incidenti stradali. I dati puntualmente anticipati dal Libro Bianco sono stati confermati dalla relazione del Governo depositata il 19 luglio scorso, e malgrado si sappia che “se torturi i dati abbastanza, alla fine confesseranno quello che vuoi” (D. Huff, 1954), è difficile mascherare in qualche modo il fallimento sociale della normativa sulle droghe. La Relazione al Parlamento riporta infatti che solo nell’1,6% degli incidenti del 2021 è stata rilevata l’alterazione dello stato psico-fisico per uso di stupefacenti di uno dei conducenti. Nella relazione di quest’anno vengono anche buttati lì i dati sulla positività nelle analisi tossicologiche su persone decedute per cause violente. Fra i 780 casi del 2022, 103 fanno riferimento a morti sulle strade. Questi, come sanno bene i tossicologi, non dicono molto sulla effettiva influenza che la sostanza può aver avuto nella dinamica dell’incidente, non solo perché incompleti e parziali (manca il numero totale dei test, e non tutte le vittime vi sono sottoposte), ma soprattutto perché le sostanze psicoattive rimangono presenti nei liquidi biologici per molto tempo dopo aver terminato l’effetto alterante. Non trova poi alcuna giustificazione la presenza dei dati relativi al totale degli omicidi colposi a seguito di incidente stradale, che è un dato generale e non circostanziato all’uso di sostanze.”

Ci sembra importante cercare di inquadrare dunque la discriminazione accentuatasi negli ultimi anni contro il mondo raver  all’interno di un disegno più ampio di limitazione, in un crescendo esponenziale, di libertà di espressione individuale quanto collettiva, ma non solo: il rischio di un ulteriore giro di vite proibizionista volto a creare e sofisticare dispositivi di repressione contro reietti, poveri e categorie già di per se discriminate, a partire da un controllo sempre più capillare delle forme di relazione, movimento e aggregazione nel territorio.. E’ da questa constatazione che si dà, tra altre, la necessità – per affermare e accrescere le potenzialità del movimento free-tekno e dei free-party – di guardare ai territori e di connettersi ancor di più con essi e le forme che li vivono e che in essi lottano.  A riguardo di questo clima di demonizzazione delle alterità nel “bel Paese” segnaliamo l’ingresso del CBD nella tabella delle sostanze stupefacenti, e il relativo ritiro dai negozi appositi, come ulteriore assist all’industria farmaceutica tradizionale?

 

SmashAmo la piazza! 21/12 @ Bologna

 

SmashAmo la Piazza

 

Smash Repression atterra in Piazza Scaravilli per l’ultima iniziativa del 2023

 

Dalle 18 aperitivo & balletti

 

ore 19 – Tavola rotonda su free party e spazio pubblico con Vanni Santoni (scrittore, autore fra le altre opere di “Muro di Casse“, “I fratelli Michelangelo” e “Dilaga Ovunque“), Lab57 (RdR Bologna) e Movimento Arti Libere (Bologna)

Ore 20 cenetta sociale per scaldarci un po’

&

Dj set per scaldarci un altro po’

 

…porta ciò che vuoi trovare & respect the place!

Comunicato contro la violenza di genere: il 16/12 tuttx in piazza!

Gli ultimi fatti di cronaca hanno evidenziato ancora una volta come la violenza di genere sia strutturale. La morte di Giulia Cecchettin e la forza e la determinazione di sua sorella Elena hanno sollevato  un dibattito pubblico di enorme rilevanza e potenziale sulla violenza di genere. Esprimiamo solidarietà a tutt* le survivor che sulla propria pelle vivono le conseguenze di un sistema marcio e machista governato da maschi bianchi. 

Il movimento “Smash Repression” nasce per contrastare il cosiddetto decreto anti-rave, che per noi rappresenta un ulteriore tentativo di reprimere la libera espressione dei corpi e la socialità non mercificata. Riteniamo nostra e vicina ogni lotta contro la repressione e la discriminazione che attraversano la nostra società. Crediamo che la lotta transfemminista ci riguardi e ci sentiamo parte di essa, come alleate e alleati. 

Sappiamo bene che il femminicidio e lo stupro sono solo la punta dell’iceberg della cultura patriarcale, alla base ci sono atteggiamenti e abitudini sessiste e machiste ancora ben radicate nella società in cui viviamo, e che ogni giorno rendono non sicure le strade e gli spazi per chi li attraversa. È oggi necessario impegnarsi nel riconoscere quegli atteggiamenti e contrastarli perché si riproducano sempre meno i contesti che causano e legittimano discriminazioni, violenze, molestie, stupri e femminicidi.

Nell’ultimo anno, più volte, in tante città italiane e non solo, siamo scesə in strada in migliaia per ribellarci alla violenza dello Stato e ai suoi strumenti repressivi. Riteniamo che le strade e lo spazio pubblico vadano attraversati in modo autogestito e autorganizzato, condividendo e promuovendo pratiche di cura reciproca. Con le pratiche che mettiamo in atto  nelle street parade e nei free party proviamo a liberare tempo e spazio dalle logiche del consumo. Lo facciamo per non sentirci e non essere schiavə del processo di normalizzazione delle soggettività. Tali pratiche rispecchiano un pensiero antifascista e anticapitalista, che per noi sono strettamente collegati all’antirepressione, al transfemminismo, all’antirazzismo e all’antiproibizionismo. Tuttavia non possiamo pensarli come spazi già liberati, ma solo come esperienze di liberazione sempre imperfette e in continuo divenire.

Tuttə quantə dobbiamo impegnarci per creare le condizioni di possibilità per distruggere ruoli e rompere le regole imposte con cui in tanti* continuamente ci confrontiamo.

Per far questo cerchiamo di portare avanti il nostro percorso mettendoci in discussione e chiedendoci che tipo di contributo possiamo dare ad ogni lotta e come passiamo essere noi ridefinit* da queste. Sappiamo molto bene che nessunə di noi vive al di fuori della cultura patriarcale. Troppo spesso ancora la violenza si riproduce nei nostri percorsi e dobbiamo fare il possibile ogni volta per reagire collettivamente, difenderci e creare nuovi anticorpi. Ci impegniamo a trovare strategie per rendere sicuri gli spazi che attraversiamo, per liberarli davvero dalla macchina capitalista e machista che ci opprime ed al contempo definisce in maniera normativa i nostri orizzonti sin dalla nascita.  Vogliamo sentirci parte della lotta transfemminista e scendiamo in strada per portare un nostro punto di vista sulle dinamiche machiste che purtroppo si riproducono anche nei momenti di festa e negli spazi liberati, ma anche per  responsabilizzarci e decostruire individualmente e collettivamente comportamenti tossici.

Sabato 16 scenderemo in piazza con Non Una Di Meno per urlare assieme:

Basta violenza maschile e di genere!

Modena, Street Rave Parade, the day after: mai più fogli di via dalle feste (..e non solo)!

 

Riportiamo nel blog il discorso riportato in occasione della Street Rave Parade di Modena del 28/10/2023, proprio all’indomani della notizia di altre misure arbitrariamente comminate a (altre) tre persone, un anno dopo la partecipazione (sigh!) al Witchtek..

Fabriano: per tre giovani foglio di via obbligatorio da Modena dopo il rave di Halloween

 

Nelle ultime settimane sono continuate ad arrivare comunicazioni di fogli di via comminati proprio dalla città di Modena per aver preso parte al Witchtek dell’anno scorso . Si sono persi i conti ormai di quanti di questi provvedimenti, sostitutivi alla fascistissima misura del confino, siano stati “elargiti” ax raverz solo nell’ultimo decennio (migliaia e migliaia..), che sanciscono peraltro in maniera del tutto arbitraria la “pericolosità sociale” di un individuo in un determinato territorio.

Diciamo questo pensando a quei compagn* che oggi non sono qui con noi, perché dal Witchtek del 2022 hanno avuto dei fogli di via da parte della questura di Modena.

 Questi atti repressivi di certo non fermeranno la nostra voglia di ballare fuori dalle regole imposte dax governx.

Piuttosto aumentano la rabbia e la voglia di cambiare lo stato delle cose.

 Riteniamo inammissibile la misura del foglio di via, in quanto ostacola la libertà delle soggettività di potersi muovere.

Rimane una misura repressiva filo-fascista, che colpisce un movimento nato da travelerz  che attraverso il viaggio sono passati da luogo in luogo portando free party e vitalità  in tutta Europa.

 Queste  misure sanciscono in maniera del tutto arbitraria la “pericolosità sociale” di un individuo in un determinato territorio, impedendone il ritorno per un massimo di tre anni, e ostacolando perciò il movimento di decine di migliaia di persone, siano esse raverz, compagne, chiunque sia inviso al potere!

 

Perciò le rigettiamo e ci schieriamo per la libertà di movimento di tuttx e tutte.

 

#maipiùfoglidivia #smashrepression

CONTRO LA TORTURA DEL 41 BIS, DALLA PARTE DI CHI LOTTA

Nei giorni scorsi alcune compagnx bolognesx e trentinx hanno ricevuto un avviso di apertura indagini per fatti inerenti alla mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito contro l’ergastolo ostativo e la tortura del regime di 41 bis. L’accusa si riferisce all’articolo 270bis, associazione sovversiva con finalità di terrorismo, un dispositivo giudiziario volto a spezzare la solidarietà e a colpire chi lotta per un mondo senza galere.

Alle due Street Parade che hanno attraversato Bologna al grido di “Smash Repression!” siamo scese nelle strade per rivendicare il corpo come strumento di lotta; in queste occasioni non è mancata la solidarietà a chi, in sciopero della fame da mesi e non avendo altri mezzi, stava usando il suo per rompere il muro di silenzio e omertà intorno al carcere duro. Sui carri e per le strade, striscioni, comunicati, scritte sui muri, in tantissimi si sono espressi contro la società carceraria al fianco di Alfredo.

In questo contesto di recente alcunx compagnx hanno ricevuto denunce per imbrattamento e resistenza a pubblico ufficiale relative alla street che ha attraversato Bologna a dicembre 2022.

In tutta Italia in questi giorni molte compagne e compagni stanno subendo indagini, perquisizioni, oltre che misure cautelari.

Sembra che lo Stato voglia punire duramente, e con ogni mezzo, chiunque abbia osato o intenda supportare questa mobilitazione.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni colpitə.

Chi lotta non è mai solo!